Vediamole in dettaglio
1972 – Dichiarazione di Stoccolma sull’ambiente umano
La Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano (UNCHE, United Nations Conference on Human Environment), tenutasi a Stoccolma nel giugno 1972 e a cui parteciparono paesi industrializzati e in via di sviluppo, è stato il primo incontro internazionale in cui si è focalizzata l’attenzione sulla protezione dell’ambiente naturale come condizione imprescindibile per lo sviluppo delle popolazioni umane attuali e delle generazioni future.
La Conferenza si concluse con la stesura di un documento noto come “Dichiarazione di Stoccolma”, che contiene i principi per la protezione ambientale e lo sviluppo umano cui i governi devono attenersi nelle proprie decisioni politiche. La Dichiarazione può essere considerata una pietra miliare nella definizione del concetto di sviluppo sostenibile e dei provvedimenti internazionali sull’ambiente e sul clima.
Tra le decisioni prese durante il summit c’è stata l’istituzione del Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), istituito lo stesso anno con base a Nairobi, in Kenya, e di un organo di monitoraggio ambientale su scala globale, Earthwatch, integrato nell’UNEP. La Dichiarazione ha espresso inoltre un parere su alcuni aspetti delle attività umane e, in particolare, condannò i test sulle armi nucleari, soprattutto quelli condotti in atmosfera, esortando le nazioni ad abbandonarli in quanto fonti di ulteriore inquinamento dell’ambiente; inoltre, istituì la Giornata mondiale dell’ambiente (5 giugno).
1987 – Rapporto Brundtland
Nel 1987 la Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo, istituita dalle Nazioni Unite nel 1983 e presieduta da Gro Harlem Brundtland, presenta il proprio rapporto che contiene quella che poi è divenuta la definizione più diffusa di sviluppo sostenibile: “lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri” .
Il rapporto è diviso in tre ampie sezioni che disegnano le sfide a cui è chiamata l’umanità:
I parte: preoccupazioni comuni
[…] La sostenibilità richiede una considerazione dei bisogni e del benessere umani tale da comprendere variabili non economiche come l’istruzione e la salute, valide di per sé, l’acqua e l’aria pulite e la protezione delle bellezze naturali […]
II parte: sfide collettive
[…] Nella pianificazione e nei processi decisionali di governi e industrie devono essere inserite considerazioni relative a risorse e ambiente, in modo da permettere una continua riduzione della parte che energie e risorse hanno nella crescita, incrementando l’efficienza nell’uso delle seconde, incoraggiandone la riduzione e il riciclaggio dei rifiuti […]
III parte: sforzi comuni
[…] La protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile devono diventare parte integrante dei mandati di tutti gli enti governativi, organizzazioni internazionali e grandi istituzioni del settore privato; a essi va attribuita la responsabilità di garantire che le loro politiche, programmi e bilanci favoriscano e sostengano attività economicamente ed ecologicamente accettabili a breve e a lungo termine […]
1992 – Rio de Janeiro, Brasile Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo Vertice della Terra/UNCEDIl Summit della Terra (in portoghese Eco ’92, in inglese Earth Summit) è il nome con cui è conosciuta la United Nations Conference on Environment and Development (UNCED, in italiano Conferenza sull’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite).
Tenutasi a Rio de Janeiro dal 3 al 14 giugno 1992, vi parteciparono 172 governi, 108 capi di Stato o di Governo e 2.400 rappresentanti di organizzazioni non governative.
Un importante risultato della conferenza fu l’accordo sulla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che a sua volta portò alla stesura del protocollo di Kyoto. Ci fu un accordo anche nel “non installare attività produttive in terre abitate da indigeni tali da degradare l’ambiente in cui vivono o da risultare inappropriate culturalmente”. La Conferenza di Rio si concluse con la stesura di diversi documenti ufficiali:
  • Dichiarazione di Rio sull’ambiente e sullo sviluppo
  • Agenda 21
  • Convenzione sulla Diversità Biologica
  • Principi sulle foreste
  • Convenzione sul cambiamento climatico
1994 – Aalborg, Danimarca: 1ª Conferenza Europea sulle città sostenibiliAd Aalborg, in Danimarca, si tenne dal 24 al 27 maggio 1994 la I Conferenza Europea sulle Città sostenibili, che fu  organizzata dal Consiglio internazionale per le iniziative ambientali locali (ICLEI), sotto il patrocinio congiunto della Commissione Europea e della città di Aalborg.
Durante la  Conferenza viene sottoscritta la Carta di Aalborg, un documento firmato inizialmente da 80 Amministrazioni Locali europee e da 253 rappresentanti di organizzazioni internazionali, governi nazionali, istituti scientifici, consulenti e singoli cittadini.
Con la Carta si dà inizio alla “Campagna Europea delle Città Sostenibili” e si formalizzano anche i concetti di partecipazione e di “buona governance del territorio”. Le città e le regioni europee si impegnano ad attuare l’Agenda 21 a livello locale, a elaborare piani a lungo termine per uno sviluppo durevole e sostenibile, ad avviare una campagna di sensibilizzazione.
La Carta  si sviluppa essenzialmente in tre parti:
  • Dichiarazione di principio: Le città europee per un modello urbano sostenibile
  • La Campagna delle Città Europee Sostenibili
  • L’impegno nel processo d’attuazione dell’Agenda 21 a livello locale: i piani locali d’azione per un modello urbano sostenibile.
1997 – Protocollo di Kyoto Cop3, III Conferenza Mondiale sul Cambiamento climaticoIl protocollo di Kyoto è un trattato internazionale che stabilisce precisi obiettivi per i tagli delle emissioni di gas, responsabili dell’effetto serra e del riscaldamento del pianeta, che fu sottoscritto da più di 160 paesi nella città giapponese di Kyoto l’11 dicembre 1997, in occasione della Conferenza COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
Il trattato prevede l’obbligo dei paesi industrializzati di operare una drastica riduzione delle emissioni di elementi inquinanti (biossido di carbonio e altri cinque gas serra: metano, ossido di azoto, idroflorocarburi, perflourocarburi ed esaflouro di zolfo) nel periodo 2008 – 2012, in una misura non inferiore al 5,2% rispetto alle emissioni rispettivamente registrate nel 1990 (considerato come anno base).
Perché il trattato potesse entrare in  vigore, si richiedeva che fosse ratificato da non meno di 55 nazioni e che le nazioni che lo avessero ratificato producessero almeno il 55% delle emissioni inquinanti; quest’ultima condizione è stata raggiunta solo nel novembre del 2004, quando anche la Russia ha aderito.
Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005.
2002 – Johannesburg, Sud Africa – Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile organizzato dalle Nazioni UniteIl Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile è stato organizzato a Johannesburg (Sud Africa) dalle Nazioni Unite ed ha visto la partecipazione di 189 dei 195 Stati membri dell’ONU, di numerosi capi di Stato e di governo, dei rappresentanti delle Organizzazioni Non Governative (ONG), del settore privato e di altri gruppi di interesse.
Il Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile ha rappresentato l’occasione per riflettere su quanto iniziato al Summit di Rio nel 1992 e per realizzare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Uno dei risultati più importanti del Vertice è stata l’adozione di un piano d’azione, sottoscritto da tutti gli Stati presenti, nel quale sono stati individuati i temi chiave per il prossimo decennio.
Al Vertice sono state inoltre presentate una serie d’iniziative volontarie di collaborazione tra governi, istituzioni, imprese e società civile per dare concretezza al piano. È stata inoltre adottata una dichiarazione al fine di rinnovare l’impegno dei leader mondiali a favore della lotta alla povertà attraverso uno sviluppo economico svincolato dal degrado ambientale e dal consumo esasperato di risorse.
2006 – La Strategia per lo Sviluppo SostenibileA conclusione del percorso che aveva visto nel 2005 il riesame della strategia europea per lo sviluppo sostenibile del 2001, e sulla base delle consultazioni avvenute con gli altri organismi comunitari e altri stakeholders, il Consiglio Europeo ha adottato, il 16 giugno 2006, una nuova strategia europea  per lo sviluppo sostenibile (l’Agenda di Goteborg), per un’Unione Europea allargata.
La strategia sottolinea e rinforza l’impegno e la necessità di cooperazione che dovrà affrontare l’UE in considerazione dell’impatto dei nuovi paesi sullo sviluppo sostenibile globale.
La nuova strategia elenca sette sfide:
  1. Cambiamenti climatici e energia pulita;
  2. Trasporti sostenibili;
  3. Consumo e Produzione sostenibili;
  4. Conservazione e gestione delle risorse naturali;
  5. Salute pubblica;
  6. Inclusione sociale, demografia e migrazione;
  7. Povertà mondiale e sfide dello sviluppo.
Un ruolo fondamentale, a sostegno della diffusione e del raggiungimento degli obiettivi della strategia, è assegnato alla formazione, al maggior investimento nella ricerca e sviluppo, all’Agenda 21 Locale, all’informazione e comunicazione con i cittadini.

Conferenza di Rio Plus + 20


La conferenza Rio+20 e il suo processo preparatorio si pongono l’obiettivo di promuovere nuovi traguardi, considerare i progressi raggiunti e valutare le lacune per poter poi affrontare le nuove sfide in linea con le raccomandazioni emerse in passato dai vertici sullo sviluppo sostenibile.

La Conferenza si concentra su due temi principali:
  1. "A Green Economy in the context of sustainable development and poverty eradication" (un’economia verde nel contesto dello sviluppo sostenibile e riduzione della povertà): da intendersi come transizione verso un’economia verde (adattata al contesto nazionale), che non sia solo un miglioramento ambientale, ma un nuovo paradigma che cerchi di alleviare minacce globali come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, la desertificazione, l’esaurimento delle risorse naturali e al tempo stesso promuovere un benessere sociale ed economico.
     
  2. "Institutional framework for sustainable development" (quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile): da intendersi come riferimento al sistema di governance globale per lo sviluppo sostenibile, includendo le istituzioni incaricate di sviluppare, monitorare e attuare le politiche di sviluppo sostenibile attraverso i suoi tre pilastri: sociale, ambientale ed economico. A seguito della decisione n° 1 del 26° Governing Councildell’UNEP (Nairobi, 21-24 Febbraio 2011) il tema del quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile include anche il processo di riforma della Governance Internazionale dell’ambiente (IEG).
La Conferenza Rio+20 rappresenta un'occasione per riflettere sullo sviluppo sostenibile, con particolare riguardo ai temi dell'economia verde e della governance, non solo a livello internazionale ma anche a livello nazionale. Inoltre, la Conferenza può contribuire a facilitare in Italia la transizione verso modelli di consumo e produzione sostenibili perseguendo l'obiettivo di una crescita economica più attenta alle istanze sociali e ambientali. Con questa convinzione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dato avvio a una serie di consultazioni a livello nazionale e ad un ampio programma di attività e di cooperazione internazionale, soprattutto con il Brasile.

Oltre agli incontri interministeriali per la preparazione della partecipazione italiana alla Conferenza Rio+20, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha organizzato un Forum della Società Civile che si è svolto il 10 gennaio 2012 alla Facoltà di Ingegneria dell'Università di Roma La Sapienza, per coinvolgere il più ampio numero possibile di attori non governativi nella preparazione della Conferenza e per promuoverla in modo attivo e concreto.

Per dare seguito all’incontro del Forum il 30 marzo 2012 è stato attivato, in collaborazione con il CURSA - Consorzio Universitario per la Ricerca Socio-economica e per l’Ambiente -, un portale per la raccolta delle esperienze della società civile in tema di Green Economy nel contesto dello sviluppo sostenibile e della lotta alla povertà. Tutti i rappresentanti della società civile italiana - dalle associazioni alle imprese dalle amministrazioni locali agli enti di ricerca - sono invitati a segnalare la proprie iniziative più significative. Sulla base degli esiti della raccolta è stata elaborata una banca dati che serve a rafforzare il contributo italiano alla Conferenza di Rio e ai successivi impegni in materia di sviluppo sostenibile.

Infatti, alla Conferenza Rio+20 la partecipazione della società civile costituisce un elemento di fondamentale importanza come dimostrano i numerosi eventi organizzati per dare voce agli stakeholders e per consentire ai diversi gruppi di proporre idee e iniziative concrete, complementari agli impegni assunti dai governi. Di particolare rilievo sono i c.d. Sustainable Development Dialogues,che si sono svolti dal 16 al 19 giugno 2012, prima dell’inizio della Conferenza, e hanno visto la società civile riunita in un ampio dialogo sui temi centrali della Conferenza.

In questo stesso spirito un ricco programma di eventi ha animato, a partire dal 14 giugno e per tutta la durata della Conferenza, il "Padiglione Italia", realizzato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio presentare e valorizzare progetti, studi, imprese e organizzazioni che investono e fondano la loro esistenza sulla cosiddetta "economia verde".
 ( fonte ministero dell'ambiente)