ECOABITUDINI


Cibi pronti o fatti in casa? A scuola di ecologia ed economia!


I cibi pronti sono pratici: zuppe in lattina, passati di verdura in brik sono comodi per una cena improvvisata e per un pranzo veloce durante la pausa lavoro. 

Sono stati la grande conquista della donna che lavora e che ha smesso i panni dell'angelo del focolare. Oggi si ritorna dal lavoro ed è possibile mettere su un pranzo in pochi minuti grazie al brodo già pronto, alle zuppe già cotte e alle lasagne da passare solo 5 minuti nel microonde. E si sa quanto sia difficile barcamenarsi tra lavoro in casa, fuori casa e figli da accudire.



Ma rappresentano la scelta giusta per la salute? E per l'ambiente? E per l'economia?

Innanzitutto bisogna stare attenti alla quantità di sale in etichetta poiché spesso le preparazioni pronte ne contengono in più. I cibi pronti, per quanto siano preparati, ad esempio, con prodotti (vegetali o meno) freschi, sono sempre ricchi di conservanti.I cibi pronti, per difficoltà di conservazione e per questioni riguardanti i metodi di cottura sono monotoni e non completi sotto il profilo nutrizionale. Inoltre sono molto calorici poichè abbondano di condimenti. Alcuni ingredienti sono a rischio contaminazione.


I cibi pronti producono sempre molti imballaggi spesso non riciclabili: poliaccoppiati flessibili, vaschette di alluminio, pellicole, astucci di cartoncino. Basti pensare agli affettati o alle insalate imbustati. I cibi surgelati pronti necessitano di grande quantità di energia per essere conservati a basse temperature.

I cibi pronti, generalmente sono più cari. Inoltre si tende a comprarne di più di quelli che si consuma per cui, inevitabilmente, finiscono nella pattumiera.  Eppure nonostante la crisi agli italiani piace acquistare cibi pronti. La crescita dei consumi di piatti pronti è in costante aumento. 

Ecco qualche utile e sostenibile consiglio domestico per guarire dalla dipendenza da cibi pronti guadagnando in salute, in economia e in ambiente:

- predisporre un piano settimanale dei pasti. Si evitano sprechi e si evita di rimanere spiazzati a soli 5 minuti dall'ora del pasto con il classico sgomento del "che si pranza?"

- avete mai pensato al food sharing? Se ho la fortuna di avere mia sorella che abita a pochi passi da me, perchè non organizzarmi? Lei prepara il pane per due famiglie (il forno consuma la stessa quantità di elettricità o c'è un chilo o due di pane a cuocere), io preparo la marmellata per lei e i suoi piccoli.

- leggere sempre le etichette in modo da preferire (se si acquistano comunque prodotti in scatola) preparazioni a basso utilizzo di sale.

- per chi mangia fuori casa per motivi di lavoro, non è difficile organizzarsi con un cestino da asporto. Basta un po' di buona volontà e ci si guadagna in salute! Asportare in ufficio il cibo in contenitori da lavare  e non in usa & getta (meno plastica).

- integrare il cibo pronto con porzioni abbondanti di frutta e verdura fresca.



L'inquinamento alimentare






Dobbiamo preoccuparci anche in cucina della compatibilità ambientale? E' possibile che cucinando in un modo rispetto ad un altro posso inquinare di più? E' possibile che io metta a rischio la mia salute se preferisco un cibo piuttosto che un altro?

Sì. E questo proprio perché l'inquinamento è insidioso e subdolo. Anche nel cibo di cui ci nutriamo possono essere presenti agenti inquinanti o contaminanti di varia natura.

Cosa mangiamo? Metalli tossici (piombo, cadmio, arsenico, mercurio), pesticidi, diserbanti e anticrittogamici. Un aspetto ulteriormente insidioso del problema è l'accumulo poiché molti veleni finiscono nelle falde acquifere, ritornano alle piante e poi agli erbivori seguendo la catena alimentare. L'accumulo di veleni è pericolosissimo soprattutto per i bambini.



5. Variando quanto più possibile l'alimentazione.



Un ulteriore problema deriva dal fatto che oggi si fa molto abuso, nell'industria alimentare, di procedimenti chimici che modificano il gusto, la presentazione, il sapore ed il colore per renderlo appetibile al consumatore. 


Abbiamo "consentito" all'industria alimentare di introdurre nei cibi additivi più o meno tossici solo per vedere la mela più rossa ed assaporare lo yogurt più cremoso col risultato di buttare giù anche sostanze che, spesso, non vengono neanche riportate in etichetta. Gli alimenti preparati dall'industria contengono diversi additivi: conservanti, coloranti, antiossidanti ed emulsionanti. 

A volte essi hanno una utile funzione poiché servono a conservare meglio il prodotto ed evitare la contaminazione da parte di batteri patogeni. Il più delle volte non hanno una funzione utile se non, appunto, per un fatto estetico: rendono i colori più vivaci e l'odore più persistente.

Si tratta di sostanze senza alcun valore nutritivo.

L'art. 3 del Decreto Ministeriale del Gennaio 1963 stabilisce che:

"Sono considerati additivi chimici quelle sostanze prive di valore nutritivo che si - aggiungono in minime dosi e in qualsiasi fase di lavorazione - alla massa o alla superficie degli alimenti per conservare nel tempo le caratteristiche chimiche, fisiche o chimico - fisiche, per evitare l'alterazione spontanea o per impartire ad essi particolari caratteristiche di aspetto, di sapore o di consistenza".


fonte: montevegliotransizione.wordpress.com


Cibi pronti o fatti in casa? A scuola di ecologia ed economia!


I cibi pronti sono pratici: zuppe in lattina, passati di verdura in brik sono comodi per una cena improvvisata e per un pranzo veloce durante la pausa lavoro. 

Sono stati la grande conquista della donna che lavora e che ha smesso i panni dell'angelo del focolare. Oggi si ritorna dal lavoro ed è possibile mettere su un pranzo in pochi minuti grazie al brodo già pronto, alle zuppe già cotte e alle lasagne da passare solo 5 minuti nel microonde. E si sa quanto sia difficile barcamenarsi tra lavoro in casa, fuori casa e figli da accudire.



Ma rappresentano la scelta giusta per la salute? E per l'ambiente? E per l'economia?

Innanzitutto bisogna stare attenti alla quantità di sale in etichetta poiché spesso le preparazioni pronte ne contengono in più. I cibi pronti, per quanto siano preparati, ad esempio, con prodotti (vegetali o meno) freschi, sono sempre ricchi di conservanti.I cibi pronti, per difficoltà di conservazione e per questioni riguardanti i metodi di cottura sono monotoni e non completi sotto il profilo nutrizionale. Inoltre sono molto calorici poichè abbondano di condimenti. Alcuni ingredienti sono a rischio contaminazione.


I cibi pronti producono sempre molti imballaggi spesso non riciclabili: poliaccoppiati flessibili, vaschette di alluminio, pellicole, astucci di cartoncino. Basti pensare agli affettati o alle insalate imbustati. I cibi surgelati pronti necessitano di grande quantità di energia per essere conservati a basse temperature.

I cibi pronti, generalmente sono più cari. Inoltre si tende a comprarne di più di quelli che si consuma per cui, inevitabilmente, finiscono nella pattumiera.  Eppure nonostante la crisi agli italiani piace acquistare cibi pronti. La crescita dei consumi di piatti pronti è in costante aumento. 

Ecco qualche utile e sostenibile consiglio domestico per guarire dalla dipendenza da cibi pronti guadagnando in salute, in economia e in ambiente:

- predisporre un piano settimanale dei pasti. Si evitano sprechi e si evita di rimanere spiazzati a soli 5 minuti dall'ora del pasto con il classico sgomento del "che si pranza?"

- avete mai pensato al food sharing? Se ho la fortuna di avere mia sorella che abita a pochi passi da me, perchè non organizzarmi? Lei prepara il pane per due famiglie (il forno consuma la stessa quantità di elettricità o c'è un chilo o due di pane a cuocere), io preparo la marmellata per lei e i suoi piccoli.

- leggere sempre le etichette in modo da preferire (se si acquistano comunque prodotti in scatola) preparazioni a basso utilizzo di sale.

- per chi mangia fuori casa per motivi di lavoro, non è difficile organizzarsi con un cestino da asporto. Basta un po' di buona volontà e ci si guadagna in salute! Asportare in ufficio il cibo in contenitori da lavare  e non in usa & getta (meno plastica).

- integrare il cibo pronto con porzioni abbondanti di frutta e verdura fresca.

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